lunedì 9 aprile 2012

gli uomini non piangono -febbraio 2012

e poi fu questione di un attimo,un brivido di freddo lungo la schiena e fu proprio in quel preciso instante che lui comprese di averla persa. Realizzò che lei se n'era tornata nel nulla da cui era venuta, portando via con se tutto quello che poteva avere un senso in quel luogo dimenticato da Dio.Cercò nei suoi ricordi qualcosa di concreto a cui aggrapparsi,provò a sentire il suo odore sul cuscino,ma non c'era più,era semplicemente svanito,come lei,con la naturalezza e la semplicità di un battito di ciglia.Provò a cercare segni della sua passata presenza,ma nulla sembrava essere rimasto. Sapeva che sarebbe finita così e sapeva anche che non avrebbeavuto diritto di soffrire, lei era libera come il sole che ti toglie la vista se lo guardi diretto,ma ti migliora la giornata quando fa capolino fra le nubi di fine inverno. Era una gatta che si strofina sulle gambe fino a che non si stufa,finchè non provi a trattenerla a forza,allora ti graffia e scappa a nascondersi. Lei era stata la sua parvenza di famiglia e di calore in una terra così inospitale, era stata il caffè che ti fa aprire gli occhi la mattina e l'ultima stella a cui affidarsi la notte prima di andare a dormire. Lei era la tenerezza di una bambina e la forza di una tigre. Lei era lei e in fin dei conti era e sarebbe stata di qualcun altro. In quel momento lui capì tutto, capì che non c'era più un "noi" perche in realtà quel "noi" non c'era mai stato. Lui era solo un senso di colpa, un momento di ribellione, un attimo di vuoto a cui aggrapparsi per ritornare a galla...o forse no,era stato qualcosa di diverso e indefinibile, qualcosa al di sopra dello spazio e del tempo, un volo pindarico. In quel preciso istante capì tutto, si accese l'ultima sigaretta e si riempì l'ennesimo bicchiere. Lei non c'era più e in un modo o nell'altro bisognava arrivare all' indomani"

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